martedì 15 giugno 2010

LA ROSA DI SAVINO PEZZOTTA ED IL FANGO DEL DESERTO

Da non crederci. Si rivede la Rosa Bianca per l’Italia di Savino Pezzotta. Nel mady in Italy mancava un partito padrone nell’area di centro. Mentre Casini annuncia un partito nuovo meno personalizzato (almeno nel simbolo), Pezzotta, ormai lasciato solo dai compagni di viaggio da quel lontano 28 febbraio del 2008, quando a Montecatini Terme si riunirono i mille fondatori della Rosa Bianca per l’Italia, annuncia battaglia e mette veti alla Costituente di centro. Non è piaciuto all’ex segretario generale della CISL il riferimento esplicito di Ferdinando Adornato anche alla visione liberale del nuovo Partito della Nazione. Pezzotta vuole un partito democratico sociale, alla Giuseppe Dossetti per intenderci. Ritorna, dopo decenni, la questione sociale dei cattolici di sinistra. Non a caso Pezzotta negli anni 70 fu tra i promotori del Movimento Politico dei Lavoratori (un gruppo di cattolici progressisti di sinistra). La battaglia in seno all’UdC è persa ed è destinata a concludersi nel peggiore dei modi. Casini ha sempre considerato i popolari del centrosinistra avversari del suo pensiero originario (cattolico, liberale e doroteo). La nomina di Pezzotta a coordinatore dell’UdC della Lombardia, infatti, ha tutta l’aria di un escamotage per buttare in pasto ai leoni il vecchio sindacalista di Bergamo. Già, perché al prossimo congresso sarà divorato nell’arena. Intanto, Rocco Buttiglione è stato inviato per ricucire lo strappo con il PDL ed un eventuale ritorno nel centrodestra da parte dell’UDC avverrà con un rimpasto del Governo. Un modo per salvare la faccia di Casini e spiegare agli elettori che di necessità fece virtù (per aiutare a superare la crisi economica finanziaria). Pezzotta, quindi, non è stato premiato con la nomina a coordinatore della Lombardia ma legato piedi e braccia al nuovo decorso politico. L’ex sindacalista, ormai messo all’angolo (già contava come il due di coppa) vuole dare smalto alla Rosa Bianca e cerca consenso con un tesseramento impossibile, vista lo scarso seguito dei suoi adepti. Invoca piccoli congressi per mostrare i muscoli ma sa già di muoversi sulle sabbie mobili. Sono gli ultimi tentativi di giravolte a gambe divaricate per salvare una candidatura alle prossime elezioni politiche che sicuramente non lo vedranno capolista. La pacchia è finita ed il vecchio orso si aggira appesantito nel deserto del nulla. Già, perché difficile a dirsi Pezzotta si era allenato in questi anni a pesare il consenso ed a discernere chi era degno di salire sul suo piccolo calesse. Forse vecchi ricordi di una CISL che non lo ha rimpianto perché con il suo pragmatismo addormentava le platee dei lavoratori. Un altro sindacalista prestato alla politica che dovrà andare in pensione. È la rosa? Resterà nel cuore di quanti l’hanno amata e sperato in un mondo migliore.

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