sabato 19 giugno 2010

CHE SPETTACOLO...

È un momento di grande confusione politica in tutti gli schieramenti. Nel centrosinistra il dibattito è fermo in attesa della caduta del Premier Berlusconi, ormai dato per spacciato da molto tempo. Nonostante la previsione disattesa di una debacle del Governo, il PD continua a perdere consensi e non riesce a comprendere che non ha più la forza di proporsi come alternativa. Inoltre, i partiti alleati come l’IDV ed i movimenti satelliti di sinistra, vivono una stagione di appannamento e lo stesso Di Pietro è implicato in chiacchiere o presunte commistioni con la cricca degli appalti. Il trend positivo sembra ormai un vecchio ricordo per Tonino e company. Infine, all’interno del partito di Bersani, si avverte area di sconcerto e molti sono in attesa di sollevarsi in volo verso altri lidi.Nell’area di centro il discorso è più complicato del previsto. Nonostante annunci altisonanti e kermesse di grande effetto, il peso specifico è sempre lo stesso. Fa più notizia il silenzio che le dichiarazioni dei leaders del centro. A complicare la faccenda è arrivato il problema del simbolo nell’UdC. Rocco Buttiglione, che ormai rappresenta un ricordo della passata stagione politica, mostra un’attività senza precedenti. Il motivo è appunto il simbolo dello scudo crociato di cui dispone della proprietà. Il filosofo, che non può contare su di un consenso in termini di delegati nell’UdC, sa bene che può contare grazie alla dote del simbolo della gloriosa DC, che in termini di consenso elettorale continua a produrre uno zoccolo duro di due punti percentuali. Il presidente dell’UdC (incarico da testa di cuoio, come d’altra parte il ruolo di Cesa, essendo praticamente Casini il vero leader) sa bene che per salvare il simbolo deve spostare l’attenzione del partito verso il centrodestra e sa bene che una larga maggioranza dei dirigenti di partito tendono verso quella direzione. Il filosofo, inoltre, confida sull’eventualità di uno scontro con Rutelli e l’API. Non è un mistero che tra l’UdC e l’API non tutte le dichiarazioni sono rose e fiori.Infatti, Casini e Cesa sono attenti all’API di Rutelli fino a quando questi riescono a portare via consenso al PD ed attirare gli ex margheritini. Nel caso malaugurato di una inversione di tendenza, con attenzione dell’API verso l’elettorato dell’UdC, i rapporti sono destinati ad inclinarsi. Per ora va tutto bene madama la marchese perché i Carra, i Lusetti e le Binetti si sono spostati nell’UdC ed anche Mantini (un fido di Rutelli nell’amministrazione della Margherita) ha varcato il Rubicone ed è approdato direttamente nel partito di Cesa.Discorso a parte per Tabacci. Casini non vedeva l’ora di liberarsi della spina nel fianco di Berlusconi nella passata legislatura, in caso di un approdo (come ormai sembra palese) e di ritorno nel Governo di centrodestra. Non dimentichiamo che Tabacci procurava problemi insieme all’amico Follini, ora approdato nel PD. Sta di fatto che, nell’eventualità di elezioni anticipate, Casini deve difendere la percentuale del 5% dello sbarramento previsto dalla legge e di questi tempi l’amico Rutelli potrebbe insidiarlo con un travaso di voti a perdere. Infatti, l’API ha capito l’antifona e continua ad organizzarsi sul territorio per raccogliere i frutti del proprio lavoro in caso di elezioni (l’alternativa sarebbe, in caso di alleanza dell’Udc con Berlusconi) di fare marcia indietro e bussare al partito di Rosy Bindi per salvaguardare per sé (Rutelli) e per i suoi (Tabacci, Lanzillotta e Pisicchio) un posto in Parlamento. Gli auspici per una alleanza con Luca Cordero di Montezemolo sono per me fantasie erotiche. Lo immaginate l’ex Presidente della Fiata che difende il partito della Fiom con il PD? Questo perché con Rutelli, Montezemolo dovrebbe schierarsi con il centrosinistra. È vero che la politica è anche spettacolo ma questo mi sembra un dramma da quattro soldi recitato sul proscenio di un tetro da parrocchietta.Cosa accadrà se l’UdC farà parte di un rimpasto di Governo non è dato saperlo. Certo gli ex margheritini e soprattutto Pezzotta, dovrebbero adattarsi a formare un nuovo centro (un altro movimento) con conseguenze davvero disastrose per l’elettorato di centro. A meno che Pezzotta non vada a bussare alla porta di Tabacci e rinnegare se stesso e ammettere di aver visto lucciole per lanterne. I pontieri sono già all’opera con scarso seguito.Nel centrodestra la confusione è ancora peggiore. Fini fa le bizze. Bossi emana fuoco e fiamme se non passa il federalismo. Berlusconi ha imparato a fare un passo avanti e due indietro. Colpisce, però, che tutti questi nemici interni del centrodestra sono tacitati da un consenso che non accenna a diminuire (a parte qualche punto percentuale che non mette in pericolo il risultato delle elezioni). Tremonti va alla grande in Europa, anche se in Patria non è molto amato e da tempo (più per i risultati che per amore) ha trovato la sponda del Governatore della Banca d’Italia ed anche della Confindustria. Ritornando a Montezemolo il discorso si fa serio se l’UdC davvero penserà al centro, rinunciando alla politica dei due forni. Metterlo in imbarazzo con scelte ambigue non credo sia il caso. Ma la politica, a parte dichiarazioni condivisibili, è l’arte del mestiere del tornaconto ed oltre alle sceneggiate dei programmi televisivi esiste la sostanza delle cordate economiche internazionali e Luca Cordero farà ciò che deciderà il vecchio Kissinger o chi ha preso il posto di Cuccia. Fantapolitica?Penso proprio di si. Ma di questi tempi vogliamo anche privarci di sognare?

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