sabato 19 dicembre 2009

LA COSCIENZA CIVILE DI UN CONFRONTO SERENO E PROPOSITIVO

In questi ultimi mesi si sostiene con forza la necessità di favorire la costituzione di un’area di centro capace di essere alternativa alla logica del bipolarismo tra un centrodestra ed un centrosinistra incapaci di confrontarsi civilmente. Questa necessità è ampiamente condivisa. Resta, però, la consapevolezza di non voler commettere gli errori del passato e di favorire una coscienza civile per un confronto sereno e propositivo. Assistiamo ad una mistificazione del “desiderio”. Da una parte si sostiene l’agape politica e dall’altra parte si difendono le posizioni acquisite, così da avvertire la sensazione che si voglia più aggregare sulle proprie posizioni che aprire ad un progetto nuovo, senza mortificare nessuno. Due sono gli inciampi che non aiutano un corretto percorso di sintesi politica: il peccato originale di un sistema politico nuovo ma innestato sul vecchio e la tendenza di un amalgama, ricercato per convenienza e non per convinzione. Per quanto riguarda il primo inciampo la soluzione è individuata sull’impalcatura della stagione delle riforme istituzionali (legge elettorale, regolamenti parlamentari, forma dello Stato e del Governo). Queste riforme sono necessarie ed improcrastinabili perché risulta difficile credere che si possa passare da una “Repubblica dall’azione associativa di potere” ad una “Repubblica dall’azione alternativa di potere”. L’esperienza politica italiana ha ampiamente dimostrato che, ad una gestione associativa del potere è adatta una legge elettorale proporzionale (con le dovute correzioni di sbarramento a livello regionale per evitare di mortificare le diverse etnie) ed ad una gestione alternativa del potere è adatta una legge elettorale maggioritaria con l’obbligo del doppio turno (onde evitare che la vittoria arrida ad un candidato o partito con una bassa percentuale di consenso in caso di più liste elettorali). Di uguale attenzione la questione della forma di Stato e di Governo. Una cosa è lo Stato centralista, un’altra cosa lo Stato regionale o decentrato (erroneamente individuato con il termine di federalismo che innesta la tentazione dell’ipotesi dell’indipendenza). Una cosa è un Governo che esegue le disposizioni del Parlamento (organo sovrano perché elettivo), un altr’altra cosa è un Governo che si impone sul Parlamento, mortificandone l’identità, la funzione e l’attività. Per quanto riguarda il secondo inciampo, bisogna stare attenti a non sostituire la necessità di un sintesi politica, tra forze omogenee, con la tentazione di fomentare un amalgama preconcetto basato sul consenso momentaneo e di carattere elettorale: una specie di cartello pubblicitario dove trovano soddisfazione forze politiche eterogenee in difficoltà di consenso. Bisogna avere il coraggio di difendere le posizioni sui valori e sui principi ed un po’ meno interessarsi di interessi logistici elettorali, per la distribuzione dei poteri. La serenità del confronto nasce dalla consapevolezza di difendere la propria storia, nella parte identitaria e aprirsi generosamente al nuovo percorso evolutivo con spirito di condivisione su programmi comuni. Altri percorsi, arruffati e personalistici, sono destinati ad offrire un sollievo momentaneo ma non ad incidere sulla storia del pensiero politico: inteso come sviluppo sostenibile di idee e progetti per una società civile degna della migliore democrazia.

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