martedì 9 febbraio 2010

GUARDARE OLTRE? SI PUÒ!

Siamo abituati, da tempo, alla politica degli schemi contrapposti. Superata la divisione tra la sinistra massimalista, la destra nazionalista ed il centro cristiano, ci siamo avvinghiati ad una politica contrapposta tra riformisti e progressisti, conservatori e populisti. La contraddizione consiste nel fatto che spesso i conservatori propongono riforme e i progressisti continuano a percorrere le strade del giustizialismo, arma letale dell’alternanza senza sbocco. La gente è stanca e non si riconosce nella politica acculturata e stantia, palesemente statica ed ancorata ai privilegi di casta. La politica, intesa come servizio, deve essere proiettata verso l’osservazione della nuova domanda che traspare dalle problematiche moderne ed attuali. Bisogna guardare oltre la propria difesa culturale e volgere lo sguardo tra le pieghe dei bisogni, delle attese e delle speranze della nuova società civile. La comunità non chiede “sesterzi” e neppure “sussistenza”. La vera novità della società moderna è la sfida verso l’integrazione multietnica ed ambientale, il riconoscimento dei diritti nella partecipazione alla vita pubblica, la difesa dei valori universali, la libera espressione dei propri convincimenti, la condivisione delle tematiche sociali. Questa sfida ha un significato profondo nel contesto politico: non un semplice ruolo di sporadiche presenze teleguidate ma una vitale interazione come cardine dello sviluppo e della condivisione. Percorrendo i moti delle sensibilità politiche e proiettando le attese della civiltà del futuro, sembra delinearsi il nuovo dualismo tra “mente assorbente” e “mente impermeabile”. La prima favorisce l’interiorizzazione e quindi la cultura del fare, stimolando la partecipazione, la seconda favorisce il rifiuto e il diniego dello spirito di servizio. Questa analisi ci porta ad una prima sensibile autocritica: governo del popolo o popolo per il governo? Ogni iniziativa seria, prima ancora di agire con un nuovo ordinamento – gruppo, movimento, partito – deve poter dare questa risposta primordiale: per la gente o per lo Stato? La novità consiste nel prendere coscienza che lo Stato è un’entità avulsa dai cittadini, una specie di santuario di privilegi e di casta. Occorre, quindi, trascurare le vecchie logiche delle posizioni dominanti nell’emiciclo parlamentare, cha accomuna i vecchi schemi contrapposti e volgere lo sguardo tra popolare e aristocratici. Oggi la lotta politica è impari, se si tiene conto del fatto che tutte le forze politiche sono propense a difendere posizioni di casta, rispetto ai pochi e sinceri aneliti di propensione nel dare al popolo il governo di se stesso. La partita del futuro politico si giocherà su questo campo: solidarietà o sussistenza. È ormai lontano la lotta tra socialismo e liberismo, tra comunismo e democrazia. Il limite della nuova frontiera sarà taggato tra solidali ed individualisti.

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